La favola dell’elefante birbante

Una passeggiata… movimentata

Una volta, un gruppo di elefanti decise di fare una passeggiata in famiglia. La mamma elefante, con il suo sguardo da mamma apprensiva, avvertì il piccolo: “Non allontanarti troppo! So che sei un piccolo ribelle e mi preoccupo sempre!” E lui, tutto contento, rispose: “Va bene, ma solo se ci sono banane!” Così si mise a godersi le delizie che papà elefante raccoglieva con la sua proboscide lunga come una canna da pesca.

Incontri e disobbedienze

Improvvisamente, davanti a lui apparve una farfalla scintillante come se fosse uscita da un film Disney. L’elefantino alzò lo sguardo e, dimenticando completamente l’avvertimento della madre, iniziò a correre dietro alla farfalla. Ma puff! La farfalla svanì nell’erba alta e l’elefantino si trovò bloccato. “Perché non ascolto mai la mamma?” pensò mentre cercava di orientarsi tra i cespugli. “E ora come faccio a tornare dai miei genitori? Magari dovrei mandargli un messaggino… oh aspetta, non ho il cellulare!”

Il pappagallino imprudente

Stava per scoppiare in lacrime quando sentì un grido acuto provenire da dietro i cespugli. Dimenticando la sua crisi esistenziale, corse verso il suono e scoprì un pappagallo piccolo e triste sotto un albero.

-Che è successo? – chiese l’elefantino curioso.

-La mia mamma non mi lascia volare, – disse il pappagallo con aria sconsolata. – Ma quando lei non è in casa… beh… ho provato…

-E chi ti ha detto di non ascoltare tua madre? – osservò saggiamente l’elefantino mentre sollevava delicatamente il pappagallino con la proboscide e lo rimetteva nel nido.

-Grazie! – esclamò il pappagallo felice.

-Di nulla! È quello che fanno gli amici, – rispose l’elefantino con orgoglio.

Poi vide un sentiero tra i cespugli e pensò: “Finalmente una via d’uscita! Spero solo che conduca a casa!”

Corse come un pazzo lungo il sentiero, sperando di trovare alla fine i suoi genitori. Il sentiero si snodava tra cespugli e alberi, e sembrava che dovesse incontrarli ad ogni angolo… invece finì per trovarsi nel prato! Camminava senza una meta, rimproverandosi mentalmente per non aver dato retta a sua madre. All’improvviso, udì un pianto che sembrava provenire da un dramma in diretta.

Il leoncino curioso

“A parte il pappagallo chi altro potrebbe essere così sfortunato da non ascoltare i propri genitori?”, pensò l’elefante con un certo sarcasmo. Proseguendo, si imbatté in un leoncino in lacrime.

– Perché piangi? – chiese l’elefante, curioso. – Ti sei perso?

– No, non sono perso! – rispose il leoncino tra singhiozzi. – I miei genitori non mi lasciano correre dietro ai porcospini e io ho fatto di testa mia… risultato? Mi hanno punito con spine affilate nelle zampe! Non posso tornare a casa!

L’elefante dimenticò subito i suoi guai.

– Non preoccuparti, ci penso io a salvarti!

Si inginocchiò e il leoncino gli risalì sulla schiena dell’elefante. L’elefante si rialzò trionfante.

– Che bello! – esclamò il leoncino tutto contento. – Da qui sopra si vede benissimo la strada!

Arrivarono velocemente a casa dei leoni e il leoncino si sdraiò per riposarsi.

– Grazie mille, elefante! Sei stato un vero salvatore!

– Prego… – rispose l’elefante con tono malinconico. – L’importante è che tu sia tornato a casa. Io invece vorrei tanto essere a casa anch’io… Wow, guarda quel sentiero… E così, tra i rami, spuntò un sentiero! Questa volta sembrava che qualcuno avesse fatto il lavoro di giardinaggio: niente più grovigli, solo una strada dritta che sembrava dire all’elefante: “Tranquillo, ti porto dai tuoi genitori!”

Il rinoceronte competitivo

L’elefante si lanciò in avanti con tale entusiasmo che quasi si schiantò contro lo stagno che gli si parò davanti. E lì c’era un piccolo rinoceronte che si dimenava disperatamente nell’acqua. L’ippopotamo lo spingeva da dietro per farlo uscire dallo stagno, ma la riva era scivolosa.

Senza pensarci due volte, l’elefante afferrò il corno del rinoceronte con la sua zanna e tirò indietro con tutte le sue forze mentre l’ippopotamo continuava a spingerlo da dietro. Alla fine riuscirono a portare il rinoceronte a riva—un vero e proprio salvataggio!

Con un sospiro pesante, l’elefante chiese al rinoceronte:

-Ma perché sei saltato nello stagno se non sai nuotare? Avresti potuto fare la fine del pesce fuori dall’acqua!

 Il rinoceronte rispose:

– Beh, mia madre non mi lascia andare al lago senza di lei. Ma io e l’ippopotamo stavamo discutendo su chi corre più veloce e abbiamo deciso di testarlo lungo il sentiero dove i nostri amici acquatici vanno a nuotare. Non ho frenato in tempo ed eccomi qui! È stata fortuna avere un ippopotamo galleggiante nei paraggi… Per fortuna anche tu sei venuto a nuotare..

– Beh, io non voglio nuotare, – rispose tristemente l’elefante. – Mi sono perso! Non ho ascoltato i miei genitori perché ero troppo occupato a inseguire una farfalla e ora non so nemmeno dove cercarli.

L’ippopotamo allora indicò un sentiero vicino al lago e disse:

-Guarda là! C’è una strada che sale per la collina. Poco fa, da quella parte, si sentivano gli elefanti che facevano un gran baccano. Mi sembra proprio che ti stessero chiamando, eh?

Ritorno a casa e insegnamento

– Davvero? Grazie, ippopotamo! Addio!” e l’elefante si lanciò come una scheggia lungo il sentiero. Arrivato sulla collina, avvistò i suoi genitori.

– Mamma, papà, finalmente vi ho trovato! Da ora in poi vi ascolterò sempre!

– E come hai fatto a trovarci?” chiese papà con un tono preoccupato.

– Beh, per tutto il tempo ho dato una mano a chi era nei guai per la loro disobbedienza. Ogni volta che mi imbattevo in qualcuno in difficoltà, sembrava che si aprisse una strada davanti a me. Certo, mi ha fatto allontanare un po’, ma alla fine mi ha anche riportato da voi! E mentre vi cercavo, ho imparato ad aiutare gli altri!

Morale della favola

Anche quando si sbaglia, si può imparare e diventare migliori. Aiutare gli altri è spesso il modo per ritrovare la strada giusta… anche verso casa!

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Il video racconto qui:

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